Digitalizzazione appalti: Anci chiede ad Anac intervento risolutore su criticità rilevate dai Comuni

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Digitalizzazione appalti: Anci chiede ad Anac intervento risolutore su criticità rilevate dai Comuni
10 Gennaio 2024

Il segretario generale dell’Anci Veronica Nicotra ha inviato una lettera al presidente dell’Anac Giuseppe Busia per segnalare le preoccupazioni rilevate dai Comuni sull’obbligo di utilizzo delle piattaforme digitali per tutti gli appalti pubblici, in vigore dallo scorso 1 gennaio

Con l’entrata in vigore, dal 1 gennaio 2024, dell’obbligo di utilizzo delle piattaforme digitali per l’intero ciclo di tutti gli appalti pubblici, previsto dal nuovo Codice dei contratti, arrivano dai Comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni, segnalazioni di criticità per cui si rende necessario “un intervento risolutore” per rispondere alle “non poche preoccupazioni tra i Comuni in relazione alla complessità degli adempimenti richiesti per l’acquisizione dei CIG e al mancato o non perfetto funzionamento del sistema di interoperabilità tra alcune piattaforme e Anac”. E’ quanto chiede il segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra, in una lettera inviata al presidente dell’Anac Giuseppe Busia.
“Come richiesto da ANCI nei diversi incontri tecnici degli ultimi mesi – sottolinea Nicotra – occorreva un’adeguata fase transitoria che consentisse un adeguato test del funzionamento del nuovo sistema, accompagnato da una formazione adeguata di tutti gli operatori coinvolti”.
Il segretario generale dell’Anci segnala quindi “con il consueto spirito di collaborazione le principali criticità riportateci dai Comuni che, se non risolte, rischiano di precludere il rispetto dell’immediatezza dell’azione amministrativa degli affidamenti anche per acquisti di beni e servizi di modico valore”.

In particolare le criticità riguardano le seguenti problematiche:

a) Affidamenti diretti di valore inferiore ad € 5.000: l’art. 1, co. 450 della legge 296 del 2006 aveva esentato gli affidamenti diretti inferiori al citato valore dall’utilizzo di piattaforme mentre l’art. 25 del d.lgs 36/2023, c.d. nuovo Codice Appalti, prescrive l’utilizzo di una piattaforma telematica per svolgere le procedure di affidamento al 1° gennaio 2024. Considerato tuttavia che il Cig, entro il suddetto importo, serve ai soli fini di tracciabilità, è a nostro avviso possibile intervenire per preservare le succitate semplificazioni, almeno in questa prima fase di applicazione, ripristinando la funzionalità dello smart Cig;

b) Tempi di attesa troppo lunghi per l’acquisizione del Cig sia tramite piattaforme che tramite Mepa: ci segnalano tempi di attesa fino a 5 giorni per il rilascio di un CIG: ciò blocca di fatto il lavoro delle stazioni appaltanti anche per interventi urgenti. Il rilascio del Cig non può che essere immediato; c) Iscrizione piattaforme regionali sussidiarie: nei territori in cui non ci sono piattaforme regionali attive i Comuni si stanno iscrivendo a quelle di altre Regioni, ma in alcuni casi vi sono tempistiche troppo lunghe per accedere all’operatività del sistema, incoerenti con il nuovo quadro sulla digitalizzazione;

d) Accesso tramite Spid: impedisce la collegialità del lavoro degli uffici, creando gravi problemi organizzativi soprattutto all’interno degli enti di minori dimensioni demografiche.
“Non sfuggirà – conclude Nicotra – che tali criticità investono soprattutto le stazioni appaltanti di minori dimensioni demografiche, che si trovano in estrema difficoltà e stanno impegnando le già esigue risorse umane nel rispetto degli adempimenti di questo nuovo processo. Da qui la richiesta di un intervento risolutore delle questioni riportate”.

Foto di Mikhail Nilov: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-laptop-ufficio-lavorando-8872221/

Antonio Branca